Dopo il mio incidente ho imparato a ballare sotto la pioggia

Aurora racconta come un frontale ha cambiato la sua vita, il modo di vedere se stessa e le sue certezze

Pubblicato da Aurora Protopapa il 19 maggio 2023

Immaginatevi che da un giorno all'altro l'unica cosa che vi caratterizzava, che vi faceva sentire vivi, viene meno.

Per me l'indipendenza era quel porto sicuro, vivevo con la sicurezza che tutte le scelte della mia vita dipendessero da me e da nessun'altro.

Ovviamente, il destino ha fatto in modo che io mi ricredessi.

Avrei sicuramente voluto impararlo in altri modi, ma forse questo insegnamento non sarebbe arrivato in maniera così efficace ecco.

Questo schiaffo alla mia sicurezza è arrivato nel pieno dei miei diciotto anni. Prima di quello avevo avuto altri ceffoni di un calibro simile, ma questi avevano contribuito a creare la consapevolezza che, qualsiasi cosa accedesse, non avrei mai perso la mia autonomia.

Quale miglior scherzo del destino di un bel frontale in macchina? Una sera come tante che ha cambiato radicalmente il mio modo di vedere, pensare e vivere la vita.

Ho passato 18 anni ad affidarmi solo ed esclusivamente a me; non che non mi fosse mai stato offerto aiuto, ma sono una persona molto diffidente che faticava e ancora oggi per certi aspetti fatica a chiedere aiuto.

In quella macchina è come se ad essere sopravvissuto fosse solo il corpo in carne ed ossa ma non la mia anima e la mia persona.

Qualche mese dopo ho riassunto questo concetto con questa frase: "Aurora è morta in quella macchina, quel che ne è rimasto è un guscio vuoto, sta a me capire cosa farne".

"Quel che ne è rimasto è un guscio vuoto". Illustrazione di Aurora Protopapa.

Vi racconto questo non per fare compassione o addirittura pena, credetemi, ma perché a tutti gli effetti io in quella sera ho perso tutti i ricordi di una buona metà della mia vita.

Le cose sicure che so del mio passato sono racconti di altri; immaginatevi un parente, una persona cara, che vi racconta di una vacanza che avete fatto da piccoli e voi non ne siete a conoscenza, oppure molto più semplicemente davanti alla domanda "eri una bambina tranquilla?" non saper dare una risposta perché non la sai.

Non sapevo più chi ero, non avevo più quelle certezze che in quel momento per me erano le mie sicurezze.

Non riconoscevo più il mio corpo, non sapevo descrivere parte del mio passato, non avevo più la sicurezza del poter compiere qualsiasi azione in modo autonomo. In quel momento del mio porto sicuro non era rimasto niente, solo una grande, grandissima nube.

La rabbia è stata tanta lo ammetto, ci sono stati momenti che ho fatto fatica a gestire, ma chi come me in quella situazione non sarebbe impazzito.

Come ne sono uscita? Semplicemente adattandomi a questa nuova me, ho fatto di questo evento una sicurezza e di questa sicurezza la mia vita.

In conclusione, non sono qua per dire che dopo la tempesta esce sempre il sole, anzi, una tempesta può durare mesi, anni o tutta la vita, bisogna solo imparare a ballare sotto la pioggia.

Non sono qua per dire che dopo la tempesta esce sempre il sole, anzi, una tempesta può durare mesi, anni o tutta la vita, bisogna solo imparare a ballare sotto la pioggia.