«La disabilità non è mai di moda». Non nasconderlo è un passo per cambiare le cose. Il tema Diversità in azienda è molto attuale, ma alcune diversità hanno più appeal di altre. La disabilità è ancora un tabù.
Nella telefonata con Elena Belloni di OpenJobMetis, agenzia per il lavoro, quella frase è stata un pugno nello stomaco. Elena si occupa sia di reclutamento di persone con disabilità che di formazione all'interno delle aziende per ciò che riguarda la Diversity & Inclusion. Con lei parliamo dell’accesso al lavoro per le persone con disabilità.
Partirei con due domande pratiche, per capire come muoverci, per poi buttarci nel mondo reale... chi sono le categorie protette?
Sono Categorie Protette, secondo la legge 68, gli invalidi, civili e del lavoro, gli orfani e le vedove, del lavoro, di guerra e della criminalità organizzata. A noi interessano i primi.
Di invalidità civile si occupa l'INPS, a cui far domanda di invalidità in caso di malattia o situazione fisica invalidante, che può essere presente dalla nascita o essere arrivata più avanti. La richiesta si fa online, tramite il medico curante, allegando tutta la documentazione in possesso. Si verrà poi convocati a visita, dove una commissione valuterà la percentuale di invalidità. Se è almeno del 46%, si ha accesso al Collocamento Mirato come Categoria Protetta.
Assegno e pensione di invalidità possono coesistere con uno stipendio?
Parliamo di poco più di 300€ al mese, è ovvio pensare di sì. Ma ci sono dei limiti di reddito oltre i quali assegno e pensione vengono sospesi. Per l'assegno (percepito da chi ha invalidità tra il 76 e il 99%) il limite è di 5.391,88€ l'anno, mentre per la pensione (che spetta a chi è invalido al 100%, e a volte percepisce anche l'accompagnamento, intorno ai 500€ al mese) sono 17.920€.
"Quando la categoria protetta è una risorsa per l'azienda". Illustrazione di Aurora Protopapa.
Ora la vita vera. Senza romanticismo, che è spesso il tono con cui si parla di disabilità.
La disabilità è un mondo molto ampio e variegato, dove le disabilità visibili, parlando di iscritti al Collocamento Mirato, sono il 10% del totale. Una persona diabetica, oncologica o autistica, per esempio.
Sulle competenze c’è ancora molto da fare. Spesso le offerte di lavoro riguardano mansioni basiche, si pensa che la persona con disabilità non sia in grado di fare altro. Ma candidati qualificati ce n'è tanti! Sto seguendo un'offerta di un'azienda che cerca un ingegnere chimico, quindi qualcosa sta cambiando. Ma per tanti ancora l'assunzione della Categoria Protetta è una prassi burocratica da assolvere, non un'occasione per coprire ruoli realmente vacanti.
Cosa porti nelle aziende dove fai formazione?
Nei colloqui la prima cosa da verificare sono le competenze del candidato, punto. Disabile o no. Una volta verificato quello, puoi approfondire il resto.
Ancora prima, come scrivere offerte di lavoro inclusive. Insistere su soft skill come comunicazione o spigliatezza, per esempio, allontana e fa sentire inadeguati un numero altissimo di candidati potenzialmente giusti per il ruolo.
C'è poi il grande muro dell'accessibilità. Tanti sono convinti che l'abbattimento delle barriere e gli accomodamenti ragionevoli abbiano costi enormi. Ma per le prime ci sono finanziamenti pubblici, per i secondi, banalmente, basta chiedere al candidato quali siano le sue esigenze, che è una domanda completamente diversa da "Quale malattia hai". Spesso basta una sedia ergonomica, o un monitor più grande, che hanno un costo minimo.
All'estero come funziona?
Ci sono pochi paesi con obbligo di assunzione, ed è significativo che l'Italia sia tra questi. Altrove è ormai prassi non mettere su CV foto e dati che possano attivare pregiudizi nei recruiter, come l'età, il genere, l'etnia o la disabilità. Perché la selezione si basa sulle competenze. Quello interessa all'azienda. La soluzione per "accomodare" le diversità, poi, si trova. Come lo si fa con i diversi caratteri, quando si crea un gruppo di lavoro. La diversità ci tocca tutti. Basta tabù.