Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha divulgato a febbraio 2024 Comunicare la disabilità, un documento che ufficializza le linee guida da seguire nel linguaggio delle disabilità. Il documento è stato redatto a seguito di una serie di casi di cronaca in cui diversi cronisti – professionisti e su testate e trasmissioni nazionali – avevano raccontato in termini non solo discriminatori, ma potenzialmente pericolosi, disabilità, malattia e neurodivergenze.
Tra i casi più eclatanti, la definizione (inventata) di “autismo di gruppo”, riferita al branco della violenza a Palermo l’estate scorsa, durante un talk show della Rai.
La guida, a cura di Antonio Giuseppe Malafarina, Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani, non è tuttavia un primo esperimento.
Prima dell’Ordine, nel 2021 Intesa San Paolo, con ANFFAS e l’Ufficio per le politiche a favore delle persone con disabilità, aveva pubblicato Le parole giuste - Media e persone con disabilità. E nel 2017, FiABA (Federazione italiana per l’abbattimento delle barriere architettoniche) aveva presentato una “carta deontologica” per i giornalisti.
 Come raccontare il mondo della disabilità? Illustrazione di Aurora Protopapa.
                    Come raccontare il mondo della disabilità? Illustrazione di Aurora Protopapa.
                    L’Ordine Nazionale del Giornalisti, nel disciplinare il tema, non si è limitato a un semplice elenco di parole e termini corretti, ma ha raccontato il mondo della disabilità in una cornice approfondita e diversificata. Molto interessanti sono l’analisi statistica e storica anche del movimento politico della comunità disabile (volendo ampliabile, aggiungendo, per esempio, le storiche collaborazioni negli anni ’70 negli Stati Uniti, tra il movimento disabile e i Black Panther) e il focus sul binomio “donne e disabilità”, sul quale anche i movimenti femministi si stanno interrogando sempre di più, anche per ciò che riguarda l’accessibilità di cortei e manifestazioni.
La guida può sicuramente essere un buon punto di partenza per chi è completamente digiuno dell’argomento, giornalista o no. Il confronto con attivisti e divulgatori autistici (e disabili, in ogni specificità) può essere utile per approfondire e migliorare esponenzialmente i contenuti della guida. Rimangono a nostro parere migliorabili le accortezze sull’impaginazione dyslexia friendly (a partire dal testo allineato a sinistra invece che giustificato) e gli approfondimenti sull’autismo, che necessitano di aggiornamenti: la sindrome di Asperger, per esempio, non esiste più come diagnosi dal 2013.
(Fonti: Eleonora Marocchini, psicolinguista; Emanuela Masia e Fabrizio Acanfora, formatori; Marianna Monterosso, attivista; Asperger’s children: the origins of autism in Nazi Vienna, di Edith Sheffer)