I B.Liver, di interviste, ne fanno sempre parecchie (c’hanno da riempire un intero giornale ogni mese!). Ma cosa succede quando si mettono a tavolino (pure se virtuale) tra loro a conversare su temi di un certo spessore? Be’, innanzitutto viene meno ogni filtro, dal momento che il legame che li unisce rende sterili i soliti convenevoli e tentennamenti vari. E poi, in fondo, sanno di parlare la stessa lingua. Lo hanno fatto per noi Ferdinando e Cristiano, con l’intento di stimolare una riflessione – quella su stereotipi e limiti – che, partendo dalla dimensione individuale, la trascenda in una più corale e collettiva.
Cristiano: Nella tua percezione ed esperienza, che vissuto hai di quelli che generalmente chiamiamo limiti?
Ferdinando: Ci ho convissuto sin da giovane, anche se da ragazzo è difficile che tu ti accorga realmente della loro presenza. Oggi posso sicuramente dire di avere una maggiore consapevolezza di quali siano i miei limiti, e della forma che ho dato loro: quella di un orizzonte che a volte sì mi ostacola, ma che tante altre riesco anche a superare.
Cristiano: Sei mai stato vittima di stereotipi?
Ferdinando: Sì, e, anche qui, sin da piccolo, per lo più per via del mio aspetto: capita che le persone si limitino a guardare l'apparenza senza riuscire a intravedere la parte più profonda del mio essere.
Cristiano: A volte capita di trovare la strada giusta imboccando quella sbagliata, cosa che spesso succede quando ciò che sembra giusto a noi risulta sbagliato per altri. Ecco, generalmente i limiti sono considerati come qualcosa di negativo, o addirittura sbagliato; ma ti è mai successo che un tuo limite ti permettesse di raggiungere quella che definiresti una vittoria?
Ferdinando: I limiti mi hanno permesso sicuramente di rallentare, creando al contempo come dei corridoi che in un modo o nell'altro focalizzassero la mia attenzione sulle mie doti: mentre gli altri continuavano a correre, io, con e grazie alla mia lentezza, ho appreso nuove conoscenze e capacità. Penso ad esempio al risultato ottenuto in campo informatico: con la VDM – la mia prima collaborazione – ho avviato un progetto, in epoca pre-smartphone, per la visualizzazione delle pagine web, mentre con l’azienda di consulenza I&T Servizi abbiamo riprogettato l'interfaccia della sanità lombarda.
"Siamo nella stessa tazza". Illustrazione di Aurora Protopapa.
Cristiano: Limiti vs stereotipi: cosa è più importante? Che il superamento dei primi abbatta gli stereotipi, o che l'annullamento di questi ultimi aiuti a rendere nulli i limiti altrui?
Ferdinando: Sono certo che l'abbattimento degli stereotipi farebbe cadere giù anche parecchie idee di limite, ma in generale direi che, pur essendo agli antipodi, entrambe le teorie sono corrette. Ciò che è importante capire è che stereotipi e limiti sono tra loro interconnessi: se uno dei due elementi del binomio viene meno, l’altro non può rimanere in piedi da solo.
Cristiano: Quanto è importante amare i propri limiti per trasformarli in un punto di forza?
Ferdinando: I limiti possono essere odiati e amati allo stesso tempo. Li odiamo quando ci impediscono di rispettare impegni prefissati o raggiungere obiettivi importanti, ma credo sia fondamentale imparare ad amarli per farseli amici: se li usiamo per conoscere i nostri punti di forza, potremo sfruttarli a nostro vantaggio.
Cristiano: Che consiglio ti sentiresti di dare a chi, da limiti e stereotipi, si sente oppresso?
Ferdinando: Quanto agli stereotipi, fortunatamente, molti con il passare del tempo vengono pian piano decostruiti. Ai propri limiti invece bisogna andare incontro, così che il traguardo sembri già più vicino. Talvolta anche le amicizie possono aiutare a superarli: nel momento in cui ci collocano in una prospettiva diversa, con in mano un metodo alternativo, ci fanno rendere conto che ciò che abbiamo di fronte, spesso, non è in fin dei conti una montagna invalicabile, bensì un gradino di poco conto.