Limiti. Ma cosa sono, poi, questi limiti? Sono, a mio avviso, parte del perimetro che disegna astrattamente la nostra essenza più profonda, l'area di noi che custodisce al suo interno tutte le nostre capacità, tutti i sogni e i mille progetti che vorremmo realizzare. A differenza delle forme geometriche piane, però, il perimetro che corre lungo i limiti muta in continuazione, e la forza generatrice di questo mutamento altro non è che la volontà: è con la volontà che l'uomo ha trasformato i limiti in record.
Ora, qual è la differenza tra un normodotato e una persona affetta da una qualche disabilità? Non c'è differenza, in realtà: le dimensioni delle superfici in cui si muovono sono le stesse, solo che il perimetro che le delimita assume forme diverse, magari perché un soggetto con disabilità, per compiere una determinata azione, impiega più tempo, o una metodologia differente, oppure più energia rispetto a un soggetto normodotato. Ma, se il risultato è uguale, cosa cambia?
Christine Miserandino, pluripremiata scrittrice e blogger affetta da lupus, ha spiegato il concetto con una metafora, servendosi di – pensate un po’ – cucchiaini. Ogni cucchiaino, nel suo saggio (The Spoon Theory, appunto), rappresenta un’unità di energia, fisica o mentale, che si ha a disposizione per completare le attività previste dalla propria giornata. Ecco: questa energia è limitata, e più o meno limitata anche in dipendenza da disabilità, malattie croniche, salute mentale, forme di emarginazione e altri fattori che possono pesare, magari anche senza essere visti, sulle spalle di ciascuno. Non tutti, insomma, mettono piede fuori dal letto al mattino con un numero per loro sufficiente di cucchiaini in mano. Per questo la consapevolezza delle dimensioni del proprio serbatoio di energie è fondamentale per essere sicuri di tornarci vivi, in quel letto, alla sera.
Da qualche tempo, anche a questo scopo, è nata un’app ispirata alla suddetta teoria: si chiama "SpoonieDay", e si propone di supportare, nell’organizzazione della loro giornata, tutte quelle persone che, per i più svariati motivi, hanno necessità di monitorare, e con una certa precisione, il proprio dispendio di energia. Da un punto di vista pratico, l'app presenta una grafica moderna e intuitiva; una volta effettuato l’accesso ed espressa una valutazione del proprio umore al mattino, sapendo di avere a disposizione dodici cucchiaini, è possibile aggiungere alla propria giornata tutta una serie di attività che “costano”, ciascuna, una certa dose di energia. Un cucchiaino per vestirsi, due per pagare le bollette, tre per fare la spesa, quattro per portare i figli a scuola, per fare qualche esempio. Altre attività, invece, come meditare, bere un tè caldo, o ascoltare un po’ di musica, i cucchiaini possono riempirli. Il tutto calendarizzato, così da poter monitorare il proprio livello di energia nell’arco di un determinato periodo di tempo.
SpoonieDay, l’app ispirata alla teoria del cucchiaio.
Ma l’app non si limita a fornire un supporto concreto nella gestione della propria quotidianità; può infatti rivelarsi un’ottima alleata anche per chiarire ad altri la propria condizione e le proprie difficoltà. O, per dirla con le parole con cui abbiamo iniziato, i propri limiti. Limiti che, a volte anche loro, possono essere vittime di stereotipi; perché se da un lato le energie e le capacità di una persona diversamente abile vengono spesso sottovalutate, dall’altra, quando si ha a che fare con un soggetto affetto da una malattia che non si vede, si rischia di fare l'errore contrario. Ecco perché imparare a conoscere l'altro, non solo guardando alle sue reali possibilità, ma soprattutto ascoltando le sue esperienze di vita, è fondamentale affinché la società sia in grado di attribuire a ciascuno il ruolo che meglio gli si confà, tenendo conto di quanto espresso all’inizio: e cioè che l'area, in m2, è uguale per tutti; è la forma che è diversa.