La ghiaia è un problema della carrozzina

Da un’intervista a Giulia Ghiretti

Pubblicato da Federica Margherita Corpina il 2 luglio 2024

Credo nel potere delle parole. Credo che, se chiamate con un nome diverso, le cose possono effettivamente essere altro da loro. E cos’è questa, se non magia?

Ora, la parola limite ha come primo significato, sostenuto anche dalla sua etimologia latina, il meno diffuso; nel senso che, in questo senso, è poco usata, o almeno meno rispetto alle sue varianti sinonimiche. Il limes, infatti, è innanzitutto confine: fra due stati, fra due territori, di un terreno, di un podere, del campo, del bosco. Ma qual è, in fondo, la prima linea terminale o divisoria di ciascuno, precedente anche quella dello spazio fisico che occupa?

Rispondo con la mia parola: la corporeità. Il corpo la nostra prima frontiera, il corpo il nostro primo limite, nell’ulteriore accezione di estremo grado a cui può giungere una qualche cosa: questo quello in cui credo. E ci credevo anche mentre ponevo domande sul tema all’atleta e campionessa paralimpica Giulia Ghiretti.

L'atleta Giuria Ghiretti L’atleta Giulia Ghiretti.

Mi ha risposto con la sua, di parola: consapevolezza. Che è anche una bella traduzione (dal latino – concedetemelo – traducere, «portare oltre»); perché se prendessimo a chiamarli davvero così, i limiti, è difficile che recherebbero in sé quell’idea di sbiadimento che inevitabilmente comporta sia la retorica dell’accettarli abbracciandoli che quella, altrettanto ostinata e opposta, di stringere i denti e varcarli a ogni costo. «So cosa posso e non posso fare, cosa non posso fare da sola ma con altri sì» - mi dice Giulia - «è parte del lavoro che ciascuno fa con e su di sé».

E io, che continuo a credere nel potere delle parole e imparo quello del condividerle, scopro che i confini, nelle sue, anziché demarcare uniscono, costruendo; perché «dove non arrivi tu arrivo io, e andiamo ancora più lontano insieme»: basti girarsi a guardare come siamo giunte fin qui. E a che serve poi armarsi a difenderli o invaderli, se si può, cambiando le parole, meno bellicosamente, semplicemente, tutelarli?